sabato 5 aprile 2014

SUATMM - MASTODON


Per la serie Stai zitto e prendi i miei soldi, oggi parliamo di un gruppo che trovo unico, poetico e cattivo allo stesso tempo: oggi parliamo dei Mastodon.
Il gruppo formatosi in America negli anni 2000, si è evoluto parecchio in questi ultimi dieci anni, ha cambiato genere più e più volte, facendo scatenare una faida tra i puristi delle classificazioni di genere, che in nessun modo riuscivano a mettersi d'accordo su quale fosse il loro posto nel panorama metal.
Quello che più mi ha colpito di questa band è l'immagine che si portano dietro, quello di cui trattano i testi ed infine tutto quello che riguarda i componenti, ma mi spiego meglio: ogni cosa che riguarda questo gruppo è intrisa di fantascienza di storie fantasy raccontate in ogni testo, se non in un intero disco; dopo aver visto qualche dietro le quinte della creazione di Crack the Skye, ma anche dell'ultimo disco The Hunter, troviamo scene in cui il chitarrista Bill Kelliher è circondato da action figures (rigorosamente ancora inscatolate) di Star Wars, un muro intero con appesi omini della mitica serie di George Lucas è tipico di molti nerd americani, e mi affascina terribilmente. I mille tatuaggi di Brent Hinds, l'altro chitarrista, tutti tribali che ha persino in testa mi fanno venir voglia di farmi mille tatuaggi. Quindi appunto l'immaginario che questo gruppo si porta dietro è fortissimo e affascina tantissimo l'ascoltatore.


Ma come è ovvio la musica viene prima di tutto il resto: dividiamo quindi in due, o anche tre, le fasi del gruppo per capire meglio cosa ascoltare se amate un tipo di musica piuttosto che un altro. I primi due album Remission e Leviathan, album questo molto acclamato dal pubblico che gli fruttò una nomination come miglior disco dell'anno e che in qualità di concept album trattava di Moby Dick, segnano il periodo più hardcore della band che mischia a ritmi velocissimi, tipici del punk hardcore, riff di chitarra degni dei migliori gruppi heavy metal; Blood Mountain segna invece una sorta di passaggio dall'hardcore al progressive; arriviamo quindi agli ultimi due album dove stoner, sludge e progressive metal si mischiano alla perfezione. 
I miei album preferiti sono gli ultimi due, forte di un'amore incondizionato per Crack the Skye, che ha segnato in maniera netta quale delle due fasi avrei apprezzato di più. Il 2009 vede infatti il gruppo rilasciare uno dei dischi più elaborati della loro intera carriera, diciamo quello che ha segnato la maturità del gruppo in tutti i suoi aspetti: ogni canzone presenta alcuni elementi delle vecchie produzioni, e in fondo come è possibile lasciare a casa i riff di chitarra heavy metal e i tempi di batteria velocissimi; tutti quegli elementi però non arrivarono da solo come successe in precedenza, al contrario tutto venne un pochino rallentato per dare spazio ad una vena progressiva che si sposava alla perfezione con il gruppo. Tutti i pezzi collegati tra di loro che raccontano una storia, come al solito fantascientifica; di questo album posso dire che bisogna ascoltarlo tutto che non stancherà l'ascoltatore, che le sorprese non mancheranno: quando un riff sembra arrivato alla conclusione ecco che ne esplode uno ancora più potente. 
Penso che questo album sia inoltre la colonna sonora per qualsiasi viaggio, magari da fare in solitudine per godersi appieno la musica in sottofondo.
Il successivo The Hunter uscito nel 2011, conferma il cambiamento, ma stacca ogni traccia che ora è lasciata a se stessa; ci troviamo di fronte quindi a piccoli pezzi progressive ognuno per conto suo. Alcuni dei brani più interessanti sono Curl of The Burl, Black Tounge, Blasteroid, Dry Bone Valley, Spectrelight non che gli altri siano brutti, semplicemente li ho trovati meno potenti e meno belli, ma diciamo che comunque tengono alto il ritmo per tutta la durata del disco.


Se una critica la devo fare al gruppo la voglio fare nei live: premetto che non ho mai visto, purtroppo, un loro live dal vivo, ma da quello che trovo su youtube noto che nonostante l'abilità tecnica del gruppo, che definirei spaziale e che poi è il punto forte delle loro esibizioni, l'aspetto vocale rende molto meno bene. Insomma che si migliorino un po' a far uscire le parti vocali al meglio, perché se no inficiano un prodotto di altissima qualità per un difetto minimo. E questo l'ho notato sopratutto nel loro disco live.
Infine vi consiglio vivamente di darci un ascolto ai loro dischi, oltretutto a breve uscirà un nuovo lavoro della band intitolato Once More Round the Sun. Purtroppo vi metto in guardia: il gruppo o piace oppure non piace, difficilmente apprezzerete un brano senza che vi piacciono tutti gli altri, anche perché lavorano tutti sulle stesse note, sugli stessi schemi.

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