Parlare di questo gruppo sarà molto faticoso per me, perché non è possibile descrivere a parole quale figata sia il primo, vero, album degli Intervals: un capolavoro che arriva da un altro pianeta.
Dico il primo perché appunto A Voice Within è il primo full-lenght della band, che oltretutto si è trasformata da band strumentale alla Animals As Leaders, a band con un cantate (ma non al completo ancora manca il bassista, che però prima c'era... va be).
Ormai mi aspettavo la solita musica djent, con il cantato un po' pulito e un po' growl, e insomma le solite cose... ma per fortuna questa band è tutt'altro. Sono estremamente djent è questo è innegabile, molto diversi però dai loro cugini Periphery o qualsiasi altro nome di quella scena musicale. Pensavo che mi sarebbe piaciuto mediamente come ormai mi piacciono la maggior parte di queste produzioni, e invece no.
Questo è uno dei migliori album djent che io abbia mai ascoltato. [..]
Ogni canzone contiene delle particolarità che lo distinguono da tutta la scena a cui appartiene il gruppo, ogni canzone è una piccola opera, sempre con quel carattere progressivo con continui cambiamenti di stile di intensità del ritmo, d'intenzione. Ovviamente se siete fan del djent non mancano le poliritmie, i riff da far perdere la testa, i break down e tutte le principali caratteristiche del genere; ma qui come non mai troverete anche il punto di differenza più grande con tutte le altre band.
La passata esperienza strumentale ben si nota, ed è presente nel brano Breath, ma lascia il giusto spazio alla voce, non invadendo mai spazi non suoi, al massimo alcuni fraseggi vanno ad impreziosire in sottofondo l'esecuzione generale, ed è divertentissimo stare attenti ad ascoltare ogni minimo cambiamento di note, di ritmo, di riff, ogni particolarità, perché sono quelle che creano fascino.
Noterete inoltre che nessuna canzone è arrabbiata, non c'è cattiveria nella musica di questi ragazzi, anzi ascoltando l'album ci si trova trasportati in un'altra dimensione dove i suoni più cattivi risultano accoglienti; sembrerà stupido ma questo disco mi ha portato a sentirmi in pace, seppur nella cattiveria, nell'impegno, l'insieme di tutti gli elementi risultava calmo. Ogni canzone ha la sua epicità intrinseca che vi prenderà e non vi lascerà più. Penso sinceramente che dal disco venga trasmessa tutta la passione che i componenti della band hanno messo nel comporlo.
Parlando concretamente delle canzoni non esiste un traccia che mi sento di sconsigliare, anzi la cosa migliore che potrete fare è far partire il disco è abbandonarmi ad esso; vi consiglio però sicuramente alcuni pezzi tra cui Ephemeral, Moment Mauder, The Self Surrender e The Escape.
Insomma se siete alla ricerca di qualcosa di diverso, fresco ed innovativo questo è il disco che fa per voi; deve combattere con nomi più grandi del suo come quello dei Peripehery, ma non sfigura per niente anzi tiene testa in modo eccezionale, si merita un pubblico maggiore di quello che ha raggiunto e spero sinceramente che le prossime produzioni sappiamo coinvolgermi come questo album ha saputo fare.
Un ultima considerazione va fatta per quel batterista: ha la faccia più iconica che io abbia mai visto, se ne uscissero dei meme da alcune sue foto non ne sarei stupito.
Per come mi hanno colpito si meritano 4 corna!! |
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