mercoledì 27 agosto 2014

UPON A BURNING BODY - THE WORLD IS YOUR ENEMY NOW


Con un leggero ritardo mi accingo a recensire una delle perle di questa estate, The World Is Your Enemy Now, terzo album degli Upon A Burning Body
Un disco che segna la maturazione totale del gruppo, che ci mette di fronte un prodotto versatile, ispirato ed uniforme nella sua estrema diversità. In parole povero un disco che ogni amante del genere core, e non,  dovrebbe avere nella sua libreria.

Quando un album di una qualsiasi band fa successo, e si presenta come una piacevolissima scoperta in quello che è un panorama musicale molto omogeneo, si grida molto spesso al miracolo e subito dopo si inizia ad avere paura perché molto probabilmente la band in questione non ripeterà mai più quel successo e saranno poche le canzoni che si distingueranno nella loro discografia.

Lo stesso discorso poteva benissimo essere fatto per Red.White.Green, ma il suo successore ci ha dimostrato che a volte le paure dei fan rimangono solo delle speculazioni e che se la band vale davvero ogni nuovo album sarà migliore del precedente. 


In questo caso i ragazzi texani hanno dato il meglio di sé: non esiste modo migliore che continuare a cambiare per confermare il proprio stile unico ed inimitabile, e così se il secondo full lenght era più tendente al death-core, TWIYEN si presenta come quello stesso stile ma mischiato con tanti altre declinazioni di metal.
Il risultato non è un disco incoerente, al contrario, ogni canzone si conferma come un trionfo di stile del gruppo, ogni brano ha la sua personalità diversa dalle altre e al contempo uguale.
Per citare alcune influenze diciamo: heavy-metal moderno in puro stile Trivium in Blood, Sweet and Tears, e guarda caso c'è proprio Mattew Heafy come guest, passando poi per un alternative metal in stile Slipknot in Scars ed infine una certa influenza hard-rock riconoscibilissima nel riff principale di The New Breed.
I brani come al solito si presentano come degli inni da stadio: questo succede in The New Breed, Fountain of Wishes e in molti altri pezzi. Queste caratteristiche mi fanno pensare che ancor meglio del disco deve essere un loro concerto live, pieno di inni, canti, botte e sudore.
Come non parlare poi dell immancabile pezzo acustico A Toda Madrè ò Un Desmadrè, in uno stile puramente messicano, che in questo caso è bellissimo all'ennesima potenza tanto che ascoltandolo vorreste che quei due minuti di canzone non finissero più.
Ma in mezzo a tutta questa bellezza, non poteva mica venire tutto perfetto e infatti trovo che l'unico difetto dell'intero disco sia I've Earned My Time, pezzo in collaborazione con Telle Smith cantante dei The World Alive: sia chiaro non è un brutto pezzo, semplicemente mi lamento perché la parte più cattiva e quella melodica del brano sembrano messe insieme a forza ed oltretutto a mio parere la melodia del ritornello è esagerata per la natura del gruppo; anche se il brano si distingue per certi pezzi elettronici molto intensi, non l'ho proprio potuto mandare giù.


Non me la sento di consigliare delle canzoni in particolare per ascoltare questo album, ma di certo vi consiglio di ascoltarlo tutto senza esitazione, una traccia tirerà l'altra e verrete immersi in un mondo fantastico. In alternativa vi scrivo una specie di classifica personale dei migliori brani: Scars, A Toda Madrè ò Un Desmadrè, Judgment, The New Breed, Bring the Rain,  Fountain of Wishes, Blood, Sweet and Tears.
In conclusione questo nuovo album si presenta come un bomba di cattiveria ed innovazione e mi sento di dover dare un voto piuttosto alto sopratutto per il coraggio che il gruppo a dimostrato presentando a tutti i suoi fan e alla critica un album così pieno di contenuti che si allontanano dal canone del genere. Se poi ci aggiungiamo che il disco è un vero capolavoro di tecnica ed un'esplosione di energia, che non permette all'ascoltatore di stare fermo, non possiamo fare altro che amarlo completamente e aspettare un possibile annuncio per una data italiana.



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